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I segreti del Maestro Boemo

Rimini, november 2012

Dopo la sconfitta nel derby, ci cono abbastanza elementi per analizzare la prima parte di stagione del maestro boemo, Zdeneck Zeman alla guida della AS Roma.

La filosofia calcistica di Zeman prevede in primis un’attitudine di umiltà da parte delle squadre che allena, questo ci sembra di averlo capito considerando le ultime apparizioni calcistiche a larga scala di visibilità – dal Foggia degli anni novanta in poi – e ben riconoscibile nell’exploit del Pescara della scorsa stagione. Zeman sapeva questo quando ha firmato con la Roma nella scorsa estate. E sapeva che sarebbe stato difficile realizzarlo nella serie A del 2012/2013,  che ne ha viste di tutti i colori negli ultimi 10/15 anni (dal presidente operaio ai mondiali 2006 alla parentesi Mourinho).

La società sembra averlo sostenuto, e tutt’ora sostenerlo. Ma ad oggi ci sono molti altri fattori da valutare.

I giocatori, sono loro i primi a dover applicare il principio di umiltà che il metodo Zeman impone, le parabole mistiche di De Rossi dimostrano la ardua praticabilità di questa tecnica.

Il tempo, che nel metodo Zeman è necessario per portare risultati, ma che oggi non aspetta nessuno. E tempo che lega in maniera inversamente proporzionale le scelte tecniche e le necessità imprenditoriali, che diventano di conseguenza sportive, delle grandi società di marketing / sportive.

La pubblicità, che balza all’occhio quando si vede il tecnico con quelle divise con caratteri cubitali,  che sta dietro alle scelte di molte parti in causa e che naviga in parallelo alla variabile tempo – vedi tempi pubblicitari, tempistiche di lancio mediatico notizie, e di calciomercato – , che quindi spesso vuole correre quando si zoppica e ti porta a rallentare quando in realtà potresti correre.

Le aspettative che si creano attraverso i media sui consumatori finali del prodotto Roma, sono rimbalzate da sotto a sopra da destra a sinistra, e viene il sospetto che la proprietà americana della società ne goda dei vantaggi creati involontariamente e aleatoriamente dal giocattolino. E se non lo facesse, si che potremmo definirla un proprietà sprovveduta e impreparata a ciò che avrebbe voluto rendere un ‘affare’.

L’impervedibilità che ha ormai assunto la As Roma e che sembra essere alla base di un successo economico che la società di James Pallotta, da Boston, Iu es ei, si tiene stretta. (se voi foste un’agenzia scommesse incassereste di più con scommettitori che giocano sulla Roma con risultato incertissimo o sull’Udinese che fa il suo ‘compitino settimanale’?).  Senza contare il riscontro mediatico che  i grattacapi della truppa giallorossa generano sugli avversari di alto rango.

Dunque cosa succede dopo un a sconfitta nel derby come quella dell’ennesimo 3 a 2 di domenica scorsa?

Le polemiche si sprecano: Pjanic litiga apertamente dal campo; De Rossi era già annunciato come ‘sul mercato’ da prima del derby e chissà cos’altro..

La classifica non viene destabilizzata più di tanto, la Lazio resta nel primo blocco di squadre come ha finito lo scorso anno e la Roma guida il gruppo delle seconde.

Il tifoso romanista non sa più che pesci pigliare e probabilmente le tasche della proprietà Pallotta sono sempre piene. Le emozioni non finiscono qui.

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